Resistenza
La Resistenza europea: caratteri generali
Il
protrarsi della guerra ed i metodi che i nazisti usavano
determinarono,nei paesi occupati, il formarsi di gruppi organizzati di
opposizione attiva generalmente sostenuti dalle popolazioni oppresse.
Ribellione morale alle atrocità naziste, reazione nazionale
all'occupazione tedesca, convinzioni politiche antifasciste,aspirazioni
ad una trasformazione della società Queste le motivazioni dei gruppi
oppositori Opposizioni espresse in forme e manifestazioni diverse.Dalla
disobbedienza agli ordini delle autorità naziste di occupazione, al
collegamento con le direzioni militari e politiche delle potenze
alleate antinaziste.Dal sabotaggio, alla lotta di massa,
all'organizzazione dell'azione armata nelle città e sulle montagne.
Attività
che si sono poi caratterizzate in termini politici ed ideologici fino a
rappresentare un fattore di maturazione della coscienza civile e
popolare europea
La Resistenza fu fenomeno internazionale, ma profondamente radicata nelle realtà dei singoli paesi.
Il
movimento prese denominazioni diverse da paese a paese.Lotta
clandestina, in Polonia. Guerra partigiana, nei territori occupati
dell'Unione Sovietica.Resistenza, in Francia ed in Italia. Movimento di
liberazione, in altri paesi
L'estate del 1944 costituisce un momento di maggiore estensione dell'attività partigiana. Tra la liberazione di Roma del 4 giugno e la battaglia di Firenze,che si sviluppò nel corso del mese di agosto, i partigiani sottoposero le truppe nazifasciste ad uno stillicidio di azioni. Dal sabotaggio delle comunicazioni agli attacchi a convogli e distaccamenti, dagli attacchi dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) contro dirigenti nazisti e fascisti, al lavoro di massa delle SAP (Squadre di Azione Patriottica).Nella lunga battaglia di Firenze, inoltre, i partigiani furono i protagonisti dei combattimenti all'interno della città e quindi della sua liberazione L'obiettivo militare della Resistenza risiedeva infatti nel rendere insicure le vie di comunicazione, e nel tenere sotto la minaccia di ritorsioni i capi del fascismo repubblicano. Un altro obiettivo era costituito dall'ostacolare la manovra militare tedesca imponendo consistenti distaccamenti di uomini -da distogliere dal fronte- per impiegarli nelle funzioni di scorta ai convogli. L'attività partigiana nella tarda estate del 1944 condusse, tra l'altro, alla liberazione dai nazifascisti di sempre più ampie porzioni di territorio, soprattutto delle zone montuose e collinari. In questi territori liberati si ebbe l'esperienza delle cosiddette repubbliche partigiane, tra le quali quella di Montefiorino, di Torriglia, del Monferrato, dell'Ossola, della Carnia. Si trattava di esperienze significative della Resistenza che ne dimostrarono il significato politico. In tali territori infatti -seppure liberati per brevi periodi (da tre settimane a tre mesi)- il movimenti partigiano ricostituì le amministrazioni comunale attraverso libere elezioni, promosse la libertà di stampa, e sviluppò atti di governo del territorio. Dopo anni di dittatura vennero ripristinate forme di dialettica democratica. Queste eventi,frutto dell'accresciuto ruolo politico-militare della Resistenza, spinsero i nazifascismi a promuovere una campagna repressiva volta a colpire duramente non solo le formazioni partigiane, ma anche le popolazioni delle zone dove queste stavano operando.Venne applicata la tattica del terrore stragista già sperimentata nell'Europa orientale. Si assisteva così alla distruzione di interi paesi e di assassinii di massa concentrati soprattutto nella zona della Linea Gotica( la strage di S.Anna di Stazzema,infatti, è la più vasta di quelle compiute in Toscana).
La stagnazione del fronte -dalla fine del mese di ottobre del 1944 alla primavera del 1945- lungo la linea appenninica che corre dalla Toscana alla Romagna, sottopose le forze della Resistenza ad un periodo estremamente difficile. I nazifascisti poterono dedicare maggiori forze ai rastrellamenti antipartigiani.Nel contempo il generale inglese H. Alexander, comandante del corpo di spedizione Alleato in Italia, il 13 novembre 1944 invitava i partigiani a cessare le operazioni.Si corse anche il rischio dello smantellamento delle brigate. In questo periodo, infatti, le brigate partigiane ebbero momenti molto difficili. All'intensificarsi della repressione nazifascista si aggiunse il peggioramento delle condizioni di vita dovute al rigido inverno.
Nella primavera del 1945 l'iniziativa della Resistenza tornava a farsi più efficace. Alla fine di marzo fu formato un comitato insurrezionale costituito da Leo Valiani (partito d'Azionisti), Sandro Pertini (socialista), Emilio Sereni (comunista) che affiancò le formazioni combattenti alla ripresa dell'offensiva alleata.
Il 18 aprile Torino è bloccata da uno sciopero pre-insurrezionale.Il 21 Bologna è raggiunta e liberata dagli Alleati dopo che i partigiani avevano combattuto per due giorni contro i tedeschi in ritirata. Il 23 insorge Genova dove le forze della Resistenza fanno prigionieri circa 6.000 tedeschi.Il 25 aprile il CLNAI impartisce l'ordine di insurrezione generale assumendo i pieni poteri militari e civili.Gli ultimi combattimenti termineranno nei giorni successivi.La guerra in Italia ha termine. Nel corso dei 20 mesi,circa, che separano l'8 settembre 1943 dal 25 aprile del 1945 la funzione politica, militare e civile svolta dalla Resistenza ha posto le basi per il riscatto del Paese dall'esperienza fascista. Un riscatto reso possibile non solo dai combattenti ma anche da tutti i cittadini che garantirono la sicurezza e l'approvvigionamento delle formazioni, che consentirono in definitiva agli uomini in armi di assolvere il compito che si erano assunti.
La Resistenza in Italia
Il
governo Badoglio firmò l'armistizio con gli anglo-americani il 3
settembre 43 che fu reso noto il successivo 8 settembre 1943.Lo stesso
giorno il re, la sua corte ed il governo fuggirono da Roma per riparare a
Brindisi già occupata dagli alleati. L'esercito italiano,rimasto senza
punti di riferimento ed ordini,si dissolse
La firma dell'armistizio
spinse i tedeschi a disarmare le truppe italiane, rimaste prive di
ordini. In alcuni casi reparti dell'esercito italiano -su iniziativa dei
rispettivi ufficiali- si opposero alla richiesta di consegna delle
armi combattendo i tedeschi. I combattimenti ebbero luogo al passo di
Tarvisio, dove la guardia di frontiera si oppose -nella notte tra l'8 ed
il 9 settembre- al passaggio delle truppe tedesche. A Roma, nei pressi
di Porta San Paolo, dove militari e civili si opposero alle forze
tedesche che tentavano di entrare in città. A Piombino, dove civili e
militari si opposero al tentativo tedesco di sbarcare in città per
occupare gli impianti siderurgici. A Cefalonia, dove la divisione
"Acqui" rifiutò di arrendersi, combattè per alcuni giorni e venne quasi
completamente sterminata.
Altrove i reparti si arresero senza
combattere -650.000 furono fatti prigionieri dai tedeschi ed inviati in
Germania- nella maggior parte semplicemente si dispersero ed ogni
singolo militare si arrangiò, come meglio seppe, per tentare di
ritornare a casa.
La Resistenza in Italia si avviò, di fatto in
questo contesto, con la formazione di gruppi combattenti, -seguita alla
dissoluzione dell'esercito- contro gli eserciti nazifascisti
Nel
contempo -nella terza decade di settembre- Mussolini tornò dalla
Germania in Italia con il compito di costituire un governo "alleato" dei
tedeschi, in grado di continuare la guerra contro gli alleati ed il
governo Badoglio.Nel corso della prima decade del novembre successivo,
Mussolini annunziò la costituzione della Repubblica Sociale Italiana
alleata della Germania. Si determinò,così, un' Italia divisa in due
parti. Al nord la Repubblica Sociale Italiana(R.S.I.) costituita da
Mussolini e al sud il governo legittimo del re. L'Italia fu così
sottoposta a due occupazioni militari: Alleati a sud, Nazifascisti a
nord.
In questo quadro si costituirono le prime formazioni partigiane
per combattere i tedeschi ed i fascisti dell'R.S.I. Vi confluirono
uomini con esperienze molto diverse: soldati sbandati dopo l'8
settembre, reduci delle disastrose campagne militari del Regio esercito,
combattenti antifascisti della guerra civile spagnola, militanti
antifascisti formatisi nell'attività clandestina, soldati alleati
fuggiti dai campi di prigionia. Uomini e donne, accomunati
dall'antifascismo, che imboccarono la strada della Resistenza convinti
della necessità di riscatto collettivo del Paese.Dal 27 al 30 settembre
Napoli insorse cacciando l'occupante.Altri scontri si verificarono nel
Mezzogiorno
Nella prima metà di settembre, nel frattempo, i partiti
antifascisti costituirono il Comitato di Liberazione Nazionale(CLN) che
avviò il collegamento con i nuclei combattenti
Su questi primi nuclei
(9-10.000 combattenti nell'autunno inverno 1943-1944) si svilupperà un
movimento partigiano con basi popolari (70-80.000 nell'estate del 1944)
per raggiungere le 120-130.000 unità nella primavera del 1945.Il
movimento partigiano era, prevalentemente articolato nelle Brigate
Garibaldi (di orientamento comunista) nelle formazioni di Giustizie e
Libertà (azioniste), nelle brigate autonome (guidate da militari, spesso
di orientamento monarchico), nelle Brigate Matteotti, o Rosselli,
socialiste, e nelle Fiamme Verdi, o Brigate del Popolo (democristiane).
La
Resistenza non fu solo quella armata.E' difficile pensare che la
Resistenza armata avrebbe avuto luogo,come è stata,se non avesse potuto
avvalersi del supporto dalla Resistenza civile.Cioè famiglie, piccole
comunità, talvolta popolazioni che hanno fornito il supporto -logistico,
informativo ,etc- essenziale per i gruppi militari.
Dopo un primo
momento speso ad aggregare ed armare gli uomini, a trovare le
dislocazioni adatte alle formazioni partigiane, a strutturare le
formazioni e ad effettuare i primi combattimenti, la Resistenza assunse
una fisionomia sempre più organizzata, in grado di portare attacchi
militari consistente ai nazisti ed ai fascisti.
L'estate del 1944 costituisce un momento di maggiore estensione dell'attività partigiana. Tra la liberazione di Roma del 4 giugno e la battaglia di Firenze,che si sviluppò nel corso del mese di agosto, i partigiani sottoposero le truppe nazifasciste ad uno stillicidio di azioni. Dal sabotaggio delle comunicazioni agli attacchi a convogli e distaccamenti, dagli attacchi dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) contro dirigenti nazisti e fascisti, al lavoro di massa delle SAP (Squadre di Azione Patriottica).Nella lunga battaglia di Firenze, inoltre, i partigiani furono i protagonisti dei combattimenti all'interno della città e quindi della sua liberazione L'obiettivo militare della Resistenza risiedeva infatti nel rendere insicure le vie di comunicazione, e nel tenere sotto la minaccia di ritorsioni i capi del fascismo repubblicano. Un altro obiettivo era costituito dall'ostacolare la manovra militare tedesca imponendo consistenti distaccamenti di uomini -da distogliere dal fronte- per impiegarli nelle funzioni di scorta ai convogli. L'attività partigiana nella tarda estate del 1944 condusse, tra l'altro, alla liberazione dai nazifascisti di sempre più ampie porzioni di territorio, soprattutto delle zone montuose e collinari. In questi territori liberati si ebbe l'esperienza delle cosiddette repubbliche partigiane, tra le quali quella di Montefiorino, di Torriglia, del Monferrato, dell'Ossola, della Carnia. Si trattava di esperienze significative della Resistenza che ne dimostrarono il significato politico. In tali territori infatti -seppure liberati per brevi periodi (da tre settimane a tre mesi)- il movimenti partigiano ricostituì le amministrazioni comunale attraverso libere elezioni, promosse la libertà di stampa, e sviluppò atti di governo del territorio. Dopo anni di dittatura vennero ripristinate forme di dialettica democratica. Queste eventi,frutto dell'accresciuto ruolo politico-militare della Resistenza, spinsero i nazifascismi a promuovere una campagna repressiva volta a colpire duramente non solo le formazioni partigiane, ma anche le popolazioni delle zone dove queste stavano operando.Venne applicata la tattica del terrore stragista già sperimentata nell'Europa orientale. Si assisteva così alla distruzione di interi paesi e di assassinii di massa concentrati soprattutto nella zona della Linea Gotica( la strage di S.Anna di Stazzema,infatti, è la più vasta di quelle compiute in Toscana).
La stagnazione del fronte -dalla fine del mese di ottobre del 1944 alla primavera del 1945- lungo la linea appenninica che corre dalla Toscana alla Romagna, sottopose le forze della Resistenza ad un periodo estremamente difficile. I nazifascisti poterono dedicare maggiori forze ai rastrellamenti antipartigiani.Nel contempo il generale inglese H. Alexander, comandante del corpo di spedizione Alleato in Italia, il 13 novembre 1944 invitava i partigiani a cessare le operazioni.Si corse anche il rischio dello smantellamento delle brigate. In questo periodo, infatti, le brigate partigiane ebbero momenti molto difficili. All'intensificarsi della repressione nazifascista si aggiunse il peggioramento delle condizioni di vita dovute al rigido inverno.
Nella primavera del 1945 l'iniziativa della Resistenza tornava a farsi più efficace. Alla fine di marzo fu formato un comitato insurrezionale costituito da Leo Valiani (partito d'Azionisti), Sandro Pertini (socialista), Emilio Sereni (comunista) che affiancò le formazioni combattenti alla ripresa dell'offensiva alleata.
Il 18 aprile Torino è bloccata da uno sciopero pre-insurrezionale.Il 21 Bologna è raggiunta e liberata dagli Alleati dopo che i partigiani avevano combattuto per due giorni contro i tedeschi in ritirata. Il 23 insorge Genova dove le forze della Resistenza fanno prigionieri circa 6.000 tedeschi.Il 25 aprile il CLNAI impartisce l'ordine di insurrezione generale assumendo i pieni poteri militari e civili.Gli ultimi combattimenti termineranno nei giorni successivi.La guerra in Italia ha termine. Nel corso dei 20 mesi,circa, che separano l'8 settembre 1943 dal 25 aprile del 1945 la funzione politica, militare e civile svolta dalla Resistenza ha posto le basi per il riscatto del Paese dall'esperienza fascista. Un riscatto reso possibile non solo dai combattenti ma anche da tutti i cittadini che garantirono la sicurezza e l'approvvigionamento delle formazioni, che consentirono in definitiva agli uomini in armi di assolvere il compito che si erano assunti.
Fucilazione di Partigiani
L'estate del 1944 costituisce un momento di maggiore estensione dell'attività partigiana. Tra la liberazione di Roma del 4 giugno e la battaglia di Firenze,che si sviluppò nel corso del mese di agosto, i partigiani sottoposero le truppe nazifasciste ad uno stillicidio di azioni. Dal sabotaggio delle comunicazioni agli attacchi a convogli e distaccamenti, dagli attacchi dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) contro dirigenti nazisti e fascisti, al lavoro di massa delle SAP (Squadre di Azione Patriottica).Nella lunga battaglia di Firenze, inoltre, i partigiani furono i protagonisti dei combattimenti all'interno della città e quindi della sua liberazione L'obiettivo militare della Resistenza risiedeva infatti nel rendere insicure le vie di comunicazione, e nel tenere sotto la minaccia di ritorsioni i capi del fascismo repubblicano. Un altro obiettivo era costituito dall'ostacolare la manovra militare tedesca imponendo consistenti distaccamenti di uomini -da distogliere dal fronte- per impiegarli nelle funzioni di scorta ai convogli. L'attività partigiana nella tarda estate del 1944 condusse, tra l'altro, alla liberazione dai nazifascisti di sempre più ampie porzioni di territorio, soprattutto delle zone montuose e collinari. In questi territori liberati si ebbe l'esperienza delle cosiddette repubbliche partigiane, tra le quali quella di Montefiorino, di Torriglia, del Monferrato, dell'Ossola, della Carnia. Si trattava di esperienze significative della Resistenza che ne dimostrarono il significato politico. In tali territori infatti -seppure liberati per brevi periodi (da tre settimane a tre mesi)- il movimenti partigiano ricostituì le amministrazioni comunale attraverso libere elezioni, promosse la libertà di stampa, e sviluppò atti di governo del territorio. Dopo anni di dittatura vennero ripristinate forme di dialettica democratica. Queste eventi,frutto dell'accresciuto ruolo politico-militare della Resistenza, spinsero i nazifascismi a promuovere una campagna repressiva volta a colpire duramente non solo le formazioni partigiane, ma anche le popolazioni delle zone dove queste stavano operando.Venne applicata la tattica del terrore stragista già sperimentata nell'Europa orientale. Si assisteva così alla distruzione di interi paesi e di assassinii di massa concentrati soprattutto nella zona della Linea Gotica( la strage di S.Anna di Stazzema,infatti, è la più vasta di quelle compiute in Toscana).
La stagnazione del fronte -dalla fine del mese di ottobre del 1944 alla primavera del 1945- lungo la linea appenninica che corre dalla Toscana alla Romagna, sottopose le forze della Resistenza ad un periodo estremamente difficile. I nazifascisti poterono dedicare maggiori forze ai rastrellamenti antipartigiani.Nel contempo il generale inglese H. Alexander, comandante del corpo di spedizione Alleato in Italia, il 13 novembre 1944 invitava i partigiani a cessare le operazioni.Si corse anche il rischio dello smantellamento delle brigate. In questo periodo, infatti, le brigate partigiane ebbero momenti molto difficili. All'intensificarsi della repressione nazifascista si aggiunse il peggioramento delle condizioni di vita dovute al rigido inverno.
Nella primavera del 1945 l'iniziativa della Resistenza tornava a farsi più efficace. Alla fine di marzo fu formato un comitato insurrezionale costituito da Leo Valiani (partito d'Azionisti), Sandro Pertini (socialista), Emilio Sereni (comunista) che affiancò le formazioni combattenti alla ripresa dell'offensiva alleata.
Il 18 aprile Torino è bloccata da uno sciopero pre-insurrezionale.Il 21 Bologna è raggiunta e liberata dagli Alleati dopo che i partigiani avevano combattuto per due giorni contro i tedeschi in ritirata. Il 23 insorge Genova dove le forze della Resistenza fanno prigionieri circa 6.000 tedeschi.Il 25 aprile il CLNAI impartisce l'ordine di insurrezione generale assumendo i pieni poteri militari e civili.Gli ultimi combattimenti termineranno nei giorni successivi.La guerra in Italia ha termine. Nel corso dei 20 mesi,circa, che separano l'8 settembre 1943 dal 25 aprile del 1945 la funzione politica, militare e civile svolta dalla Resistenza ha posto le basi per il riscatto del Paese dall'esperienza fascista. Un riscatto reso possibile non solo dai combattenti ma anche da tutti i cittadini che garantirono la sicurezza e l'approvvigionamento delle formazioni, che consentirono in definitiva agli uomini in armi di assolvere il compito che si erano assunti.
Resistenza in Toscana
Tra il 10 settembre -opposizione della popolazione di Piombino e reparti
del regio Esercito, convinti dai cittadini, all'occupazione tedesca del
porto- ed il mese di agosto del 1944 -quando le formazioni partigiane
combatterono la battaglia all'interno della città di Firenze per
liberarla dai tedeschi,precedendo gli anglo-americani- passarono 11
mesi.
Tra il 10 settembre 1943, allorché la popolazione di Piombino
e reparti del Regio Esercito,convinti dai cittadini,si opposero con
successo all'occupazione tedesca del porto ed il mese di agosto 1944
allorché le formazioni partigiane precedono l'esercito Alleato nella
battaglia di Firenze, passarono 11 mesi.In questo periodo la Resistenza
compì il suo percorso di maturazione e raggiunse successi politici,
civili e militari. L'8 settembre 1943 erano attivi in Toscana numerosi
comitati interpartiti che chiesero alle strutture statuali una reazione
antitedesca o, in subordine, la consegna di armi da distribuire ai
civili.Il rifiuto di queste richieste determinò la nascita quasi
immediata delle prime formazioni di patrioti. Nella seconda metà di
quello stesso mese di settembre, si erano costituite formazioni ,
dislocate sulle pendici di alcuni rilievi (Massetano, Casentino, Apuane,
Appennino Pistoiese).In collegamento con i comitati antifascisti dei
paesi e delle città, queste si moltiplicarono e rafforzarono nel corso
dell'autunno successivo.Fu importante a questo fine la presenza alla
macchia di ufficiali del Regio Esercito e di ex prigionieri fuggiti dai
campi di concentramento. Un fattore fondamentale fu il rapporto col
mondo contadino, presso il quale le formazioni partigiane trovarono
solidarietà, sussistenza, riparo.Un altro fattore importante fu il
collegamento tra formazioni in montagna ed organismi politici residenti
nei paesi e nelle città.Si costituì così il Comitato Toscano di
Liberazione Nazionale(CTLN),localizzato a Firenze, che svolse il ruolo
di raccordo regionale.
Tra la fine dell'inverno e la primavera del
1944 fu superata la prima fase della Resistenza caratterizzata dalla
prevalenza della concezione prevalentemente "militare" del movimento.
Progressivamente era venuta affermandosi la politicizzazione in rapporto
al rafforzamento dei partiti politici (soprattutto del PCI) e dei loro
canali di comunicazione. Rimanevano, soprattutto nella Toscana
meridionale, talune formazioni a guida militare, collegate ai centri
badogliani del Regno del Sud. Esse si limitavano ad azioni di disturbo e
di sabotaggio e parevano attendere soprattutto l'avvicinarsi del
fronte. Le minacce contenute nel bando di leva del 18 febbraio 1944,
firmato dal maresciallo Rodolfo Graziani ministro della guerra della
RSI, finirono per rafforzare il movimento di resistenza e il
reclutamento partigiano. Parallelamente le sempre più frequenti azioni
militari contro la RSI ed i suoi rappresentanti contribuivano a
rafforzare il prestigio del movimento. Nel frattempo il progressivo
spostamento del fronte verso il Nord e la necessità di approntare in
tempi utili le fortificazioni della Linea Gotica, era diventata una
necessità sempre più urgente per i tedeschi.Questa necessità li spinse a
prelevare, tra la primavera e l'estate del 1944, decine di migliaia di
uomini che vennero impiegati come manodopera coatta nei lavori
sull'Appennino.In coerenza con questo fine,seguendo una pratica oramai
diffusa nell'intera Europa, I tedeschi operarono duramente con le
popolazioni, che generalmente simpatizzavano col movimento partigiano.
Man
mano che la regione veniva liberata ed il fronte muoveva verso
settentrione gli episodi di guerra civile si ripetevano. L'avanzata
alleata e le forze della Resistenza risalivano la regione.
Grosseto
veniva liberata l'11 giugno, Siena il 3 luglio, Arezzo il 16 e Livorno
il 19, Firenze l'11 agosto, Pisa il 2 settembre, Lucca il 3 e Pistoia
l'8 mentre Massa e Carrara rimasero a sud della linea del fronte e
saranno liberate solamente il 10-11 aprile 1945.Ma altre date avevano
contrassegnato la ritirata tedesca.Dal giugno 1944 la Toscana venne
investita da un'ondata di violenza sconosciuta e non immaginabile. Alle
vittime della deportazione politica e razziale, ai caduti sui campi di
battaglia -sia al fronte che nella guerra partigiana- ai sacrifici
richiesti alla popolazione da una guerra ideologica e totale, si
aggiungevano ora le vittime dello sterminio.Dall'aprile all'agosto del
1944 la Toscana ha conosciuto una serie impressionante di stragi
nazifasciste di popolazione civile vecchi donne e bambini. Secondo i
dati della Presidenza del Consiglio le vittime totali furono 4.461.Le
stragi hanno riguardato oltre 80 centri abitati. Le più significative
sono: Stia 108 vittime,Civitella della Chiana 212 vittime, Cavriglia
173, Fucecchio 185, Vinca-Fivizzano 175, Farneta di Lucca 100, Sant'Anna
di Stazzema 570 vittime
La Resistenza a Firenze
A
Firenze già negli ultimi mesi del 1942, dopo la sconfitta di El
Alamein, si era costituito un "Comitato interpartiti" a cui
partecipavano esponenti azionisti, cattolici, comunisti e
socialisti.Nei giorni successivi al 25 luglio 1943, la liberazione dei
detenuti politici ed il clima di entusiasmo seguito alla fine del
Fascismo, il Comitato interpartiti uscì dalla clandestinità.Il 9
settembre 1943, a seguito della fuga a Brindisi del re Vittorio Emanuele
III e del capo del Governo Pietro Badoglio, i rappresentanti dei
partiti antifascisti dettero vita a Roma al "Comitato di liberazione
nazionale".Pochi giorni dopo, a Firenze, il "Comitato interpartiti" si
trasformò in "Comitato toscano di liberazione nazionale" (Ctln).
Per
tutto il ventennio fascista a Firenze l'opposizione organizzata,
maggiormente attiva, era stata quella costituita dal movimento anarchico
e dai comunisti. Questa forza politica aveva mantenuto un proprio
insediamento nella classe operaia e nei quartieri popolari della
città.Nel contempo i giornali "Italia libera" e "Non mollare!" avevano
di fatto svolto un ruolo per la nascita di forze di opposizione
ispirate al liberalsocalismo che avevano dato vita al Partito d'Azione.
La
Resistenza fiorentina pertanto si rapportava alle forze della città
maggiormente rappresentative. Gli azionisti si impegnarono
nell'assistenza ai prigionieri di guerra stranieri, nella costituzione
di centri di informazione (esemplificativa l'esperienza di radio CO.RA.)
nonché nell'elaborazione programmatica; i comunisti utilizzarono
l'esperienza maturata nella clandestinità per costituire e rafforzare i
gruppi armati da impegnare nella lotta contro i nazifascismi.Tra questi i
Gruppi di azione patriottica(Gap) e le Squadre di azione
patriottica(Sap).Nello stesso tempo utilizzavano il loro consistente
radicamento cittadino per intensificare la propaganda e combattere
"l'attesismo".
Già a metà ottobre 1943 avveniva un primo scontro tra
forze della Repubblica sociale e formazioni partigiane.Il 1° dicembre
1943 un Gap eliminava il colonnello Gino Gobbi, comandante del Distretto
militare fiorentino, per bloccare il reclutamento dei giovani di leva
da parte delle forze della Rsi. Frattanto il Ctln deliberava, ai primi
di novembre, di non riconoscere altre autorità se non quelle stabilite
dal Comitato medesimo e di preparasi ad assumere i poteri di Governo
provvisorio. Un successo della resistenza fiorentina fu costituito dalla
mobilitazione operaia del marzo 1944.Un'ondata di scioperi investì
l'intero Paese. In Toscana le fabbriche più attive furono le pratesi e
le fiorentine.
Lo sbarco in Normandia(5-6 giugno 1944) fece perdere
importanza al fronte italiano, subito dopo la liberazione di Roma, con
spostamento di forze alleate in Francia. Questo condizionò la gestione
delle attività belliche da parte degli alleati nell'avanzamento da Roma
verso il nord. Le conseguenze furono che le operazioni militari si
protrassero più a lungo e che le forze della Resistenza ebbero maggior
spazio d'azione.. Pertanto, dopo lo sbarco in Normandia, il Ctln,
proclamò la mobilitazione generale ed allo stesso tempo preparò gli
strumenti per assumere il governo della città. Allo stesso tempo i
gruppi partigiani, attestati sulle colline attorno alla città fino dalla
primavera del 1944, si organizzarono in formazioni militari.Nella zona
di Monte Giovi operavano le brigate "Sinigaglia" e "Caiani",nel
Pratomagno e nel Casentino le brigate "Lanciotto" e "Faliero Pucci", tra
Roveta e Montespertoli la II brigata "Rosselli".
Mentre erano oramai
fuggite da Firenze le cariche repubblichine e la città rimaneva in mano
ai tedeschi, la Resistenza non rallentava la propria azione politica e
militare. A giugno il Comando militare aveva messo a punto il piano per
l'insurrezione nel quale era prevista la partecipazione delle formazioni
partigiane che sarebbero state fatte convergere sul capoluogo.
L'attività
dei partigiani, a Firenze come altrove, si trovava di fronte ad una
drammatica scelta. Le azioni contro i fascisti erano atti di guerriglia
tese a colpire il morale dei soldati tedeschi ed a renderli sempre più
insicuri. Questo determinava una repressione sempre più dura. Dal
gennaio 1944 quasi ogni giorno veniva fatta scoppiare una bomba o a
titolo dimostrativo oppure nei luoghi frequentati dai nazifascismi.
Contemporaneamente aumentano i rastrellamenti condotti da fascisti e
nazisti per catturare partigiani oppure per "reclutare" manodopera da
impiegare nella costruzione della Linea Gotica o in Germania. Per questa
destinazione erano già partiti, dopo l'8 settembre, tutti quei militare
che si erano rifiutati di passare sotto il comando nazista o di
arruolarsi nel ricostituito esercito fascista di Salò.Nel mese di
novembre iniziò la deportazione degli ebrei fiorentini dopo una
"irruzione" nella sinagoga.
Nel mese di maggio le sparatorie tra
gruppi partigiani e pattuglie tedesche e fasciste sono all'ordine del
giorno. Nei primi di giugno l'azione del CTLN acquista nuovo slancio
grazie alle notizie provenienti da Roma.L'avvicinarsi degli eserciti
alleati e la necessità politica di promuovere una insurrezione popolare a
Firenze inducono i partigiani a preparare un piano per l'occupazione e
la liberazione della città. Firenze veniva così divisa in quattro zone
operative: Oltrarno 800 uomini suddivisi in 77 squadre; Cascine, Porta a
Prato, Rifredi 418 uomini suddivisi in 39 squadre; Centro storico 917
uomini suddivisi in 84 squadre; Campo di Marte, via Bolognese, via
Faentina 697 uomini suddivisi in 50 squadre.
Gli alleati a Porta Romana
Svanita la speranza di potere ottenere per Firenze lo stato di "città aperta" (città nella quale non si combatte) e ritiratisi i nazifascisti lungo la linea dell'Arno, all'alba del 4 di agosto, le forze partigiane cominciarono ad affluire in città. Erano gli uomini della "Sinigaglia" e della "Lanciotto".Nello stesso tempo si mobilitavano gli appartenenti alle formazioni partigiane cittadine nascosti in Oltrarno. Come prima azione di guerra cittadina iniziarono il rastrellamento dei cecchini. Un centinaio di uomini e donne a cui i nazifascismi avevano assegnato il compito di sparare dai tetti contro i soldati alleati.Sparavano anche contro i civili, colpendo chiunque si muovesse sulle strade da loro controllate, seminando il terrore tra la popolazione. L'azione verrà concluso l'8 agosto. Nella notte tra il 10 e l'11 agosto gli ultimi paracadutisti tedeschi lasciavano le spallette dell'Arno ed iniziavano a ritirarsi, attraverso il centro cittadino, verso i viali di circonvallazione. Il Ctln decise di dare inizio all'insurrezione. Alle 6,10 dell'11 agosto il Comando Militare diramava ai responsabili della seconda, terza e quarta zona,l'ordine di operazione che prevedeva il dispiegamento delle forze partigiane su un fronte che andava dalle Cascine al torrente Africo.Alle 6,45 i rintocchi della "Martinella", la campana di Palazzo Vecchio, dava il segnale dell'insurrezione.Alle 7,00 il Ctln si insediava in palazzo Medici Riccardi, sede della Prefettura, assumeva i poteri di Governo provvisorio della città quale "unico organismo rappresentativo del popolo toscano" e procedeva alla nomina dei consigli comunali e del consiglio provinciale.
I primi scontri tra partigiani e paracadutisti tedeschi avvenivano nella zona della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, a Porta a Prato e lungo l'attuale viale Giacomo Matteotti. Alle 10,00 le brigate partigiane dislocate in Oltrarno passanova il fiume per unirsi alla battaglia che si stava sviluppando in combattimenti strada per strada. La mattina del 13 agosto le prime truppe Alleate, per lo più soldati indiani, attraversavano l'Arno per raggiungere la linea del fronte.
Superato l'Arno gli Alleati si trovarono di fronte ad una situazione completamente nuova, mai riscontrata in Italia dallo sbarco in Sicilia. Le autorità cittadine erano già insediate ed amministravano la città. Per la prima volta come amministratori di Firenze il governo militare alleato( AMG ) trova uomini che hanno combattuto il fascismo e per questo sono stati perseguitati.Nel contempo i partigiani combattevano strada per strada per liberare la città
Questo spinse gli alleati a guardare con occhio diverso al movimento della Resistenza accettandone le decisioni e riconoscendone la rappresentatività.Le cariche pubbliche insediate dal Ctln furono accettate.Il 16 agosto il Ctln cedette i propri poteri agli Alleati.
Sul piano militare il 18 agosto il Comando militare affida alla divisione "Giustizia e Libertà" il settore che va dal Mugnone (all'altezza di via del Romito) a via delle Panche. Nel contempo nella parte orientale del fronte la brigata "Lanciotto" puntava su San Domenico.La "Buozzi", a sua volta, si predisponeva a raggiungere Fiesole lungo una direttrice che passa dal Salviatino e da Maiano. L'arrivo delle brigate "Caiani" e "Fanciullacci" nella zona di Rifredi consentì ai partigiani di puntare verso Careggi. La battaglia per Firenze, sulla linea di contatto con il nemico, aveva ormai perso il carattere spontaneo ed episodico dei primi giorni.Era ormai una vera linea del fronte che continuava a spostarsi verso la periferia della città.
La "battaglia di Firenze", iniziata dai partigiani l'11 agosto, venne conclusa il 1° settembre allorché le forze della Resistenza occuparono la collina di Fiesole dalla cui sommità, e da quella di Monte Ceceri, i tedeschi avevano proseguito a cannoneggiare la città.
La Resistenza a Scandicci
Il 9 settembre 1943,Valerio Bartolozzi, operaio diciannovenne, distribuiva insieme ad altri volantini in piazza Vittorio Emanuele in Firenze (oggi piazza della Repubblica). Un gruppo di carabinieri interviene per far cessare la distribuzione. Questo provoca la reazione dei cittadini presenti e dei passanti. Si avvicinò un tenente dell'esercito che si coinvolge nella situazione creatasi, estrae la pistola ,spara e ferisce mortalmente Bartolozzi. E' il primo scandiccese caduto della Resistenza.
Nel mese di novembre del 1943 le località di Mosciano, San Vincenzo a Torri e Roveta divennero centri di assistenza per prigionieri alleati scappati dai campi di concentramento. Tra la fine del 1943 ed i primi del 1944,componenti della III brigata Rosselli compiono atti di sabotaggio alle linee telefoniche tedesche e disarmano alcuni militi della Guardia Nazionale Repubblicana. Nel mese di febbraio vengono dati alle fiamme un deposito di carburanti ed uno di foraggi. Ai primi di marzo si costituisce la Squadra di Azione Partigiana (SAP) di Capannuccia che, pochi giorni dopo, avrà uno scontro a fuoco con una pattuglia tedesca. Verso la metà di aprile si costituiva la SAP di Scandicci e pochi giorni dopo quella di Badia a Settimo, del Viottolone, dell'Olmo, di San Martino alla Palma di Padiglione, di Giogoli, di San Vincenzo a Torri e del Piscetto. Nei medesimi giorni la SAP di Scandicci tagliava cavi telefonici nei pressi di San Giusto e lanciava chiodi tricuspidi nell'abitato di Scandicci. Il Primo maggio 1944 viene nuovamente celebrato, dopo anni di silenzio, stante il controllo delle truppe nazifasciste. A Scandicci ed a Badia a Settimo vengono affissi manifesti inneggianti alla festa del lavoro. Il potenziale antifascista che si era sviluppato nella Val di Pesa era presente in tutto il territorio comunale, i giovani ed i giovanissimi si erano messi a disposizione degli antifascisti più anziani. Questo portava alla costituzione ed al sostentamento delle formazioni partigiane: nella zona di Lastra a Signa, Scandicci, Montespertoli, Roveta, Marciola , San Martino alla Palma alla II Rosselli, poi confluita nella divisione GL "Firenze"; nella zona di Masseto e Cortenuova alla brigata Garibaldi "Valerio Bartolozzi".
Dal mese di maggio è uno stillicidio di azioni: a San Colombano la SAP di Scandicci taglia nuovamente i fili del telefono, a Roveta vengono recuperate armi, a San Colombano vengono tagliati nuovamente i fili del telefono così come a San Michele a Torri, a Giogoli ed a Casignano. A San Michele a Torri vengono levati i cartelli indicatori stradali.
Il mese di giugno inizia col lancio e l'affissione di manifestini, l'asportazione di cartelli indicatori ed il lancio di chiodi, per creare difficoltà al traffico tedesco, che si svolge esclusivamente di notte, data la minaccia dell'aviazione alleata nelle ore diurne. L'11 di giugno la SAP di Scandicci fa esplodere una bomba nella sede del PFR dell'Olmo, ferendo alcuni fascisti.Nel contempo si intensificano le azioni sabotaggio al traffico ed alle comunicazioni in tutte le località del Comune.
Ai primi del mese di luglio a Marciola venivano requisite armi e munizioni. A San Martino alla Palma veniva distribuita stampa clandestina mentre il lancio di manifestini proseguiva nelle località di Soffiano e di San Giusto. A Vingone avviene una nuova scomparsa dei cartelli indicatori delle strade mentre a Valimorta un nuovo lancio di chiodi.
Il 17 luglio due partigiani di guardia al bestiame raggruppato a Pian dei Cerri dai contadini della zona, per sottrarlo alle requisizioni naziste, vengono sopraffatti da una pattuglia di SS. Inutilmente interrogati per conoscere l'ubicazione dell'accampamento partigiano, vengono fucilati sul posto. Il 21 dello stesso mese un reparto tedesco veniva attaccato da un reparto di partigiani della III Rosselli. Nello scontro rimanevano uccisi undici soldati tedeschi ed un partigiano. Pochi giorni dopo, si verificava un nuovo scontro con le sentinelle tedesche poste di guardia ad un ponte a San Vincenzo a Torri. Mentre continuano a susseguirsi le azioni di disturbo, il lancio di chiodi e l'asportazione di cartelli indicatori, un po' ovunque, il 1° di agosto la squadre di Capannuccia ha uno scontro a fuoco nel quale uccide due soldati tedeschi. A Pian dei Cerri gruppi di patrioti ed avanguardie alleate si scontrano con la retroguardia tedesca, mentre a Scandicci vengono fucilati, in località diverse del territorio comunale, cinque uomini ed una donna, catturati dalle retroguardie naziste. Successivamente,nel corso dei combattimenti a fianco degli alleati a Mantignano, vengono salvati gli impianti dell'acquedotto. Una Squadra d'Azione, poi, riesce a salvare il ponte sulla Greve.